Dall'Ulster verso sud.





 ...La discesa verso Dublino...


Il tempo uggioso ha coperto il cielo d’Irlanda per qualche giorno, impedendomi di vedere al sole il castello di Dunluce, fuori Portrush.
Il cielo nero e la pioggia battente hanno avvolto le rovine del castello in un' ovattata cornice sonora; il fruscio dell’acqua che cade sull’erba, il ticchettio della pioggia che cade sulle mura diroccate e sulle rocce su cui poggia il castello, il fragore delle onde che si scagliano con foga sulle scogliere sotto il castello.
Acqua, pioggia, mare, questo castello è il regno della pioggia e, ormai, di nient’altro.









La mattina dopo ancora pioggia battente e lo spettacolo delle Giant’s Causeway è solo un poco mitigato dall’assenza della giusta luce, dall’assenza del sole.


Anche questo luogo, data la sua particolarità, mi ricollegava ad un' adolescenza spesa ad ascoltare Led Zeppelin ed in particolare ad una copertina di un disco. Dei bambini che si arrampicano su degli scalini di forma esagonale; queste formazioni rocciose naturali non sono altro che la “Scalinata dei giganti” o Giant’s Causeway.
Geologicamente si tratta di una colata lavica raffreddata nel sottosuolo; i minerali che la compongono, prevalentemente di ferro, si sono solidificati molto lentamente e il magma ha potuto assumere le forme che il cristallo naturalmente avrebbe assunto.












Inizia da qui la discesa verso la capitale, sulla strada c’è Belfast e, sebbene non mi rimane molto tempo da dedicargli, mi limito a cercare i resti del “famoso” muro di separazione tra i quartieri cattolici e protestanti, zona di scontri sanguinosi tra le due fazioni e luogo reso ancor più tetro dalla coltre di nubi che da qualche giorno mi segue come un' ombra.


I murales disegnati su ciò che rimane di questa barriera sono magistralmente eseguiti e a colori molto vivaci.
Il significato di alcuni disegni è palese, per altri posso solamente intuirlo quando non mi è oscuro del tutto; questa è la loro storia e, non senza un brivido gelido lungo la schiena, proseguo per le mete successive che ho in programma.





Tra Belfast e la prossima zona interessante da vedere c’è il cimitero di Monasterboice, voglio confrontarlo con quello di Clonmacnoise e, diversamente da quello già visto, non è l’ambiente circostante che lo caratterizza.




Questo di Monasterboice è molto più "popolato", centinaia di croci celtiche si addensano in spazi limitati ed è proprio l’affollamento di bellissime sculture di pietra che ne caratterizza l’aspetto. La torre immancabile spicca su tutto e la vegetazione abbondante ne fa degna cornice.





Scendendo verso Dublino si attraversa la zona di Drogheda, i dintorni sono ricchi di ritrovamenti dell’età del ferro in piena civiltà celtica.






In questi paraggi sorgeva la “Hill of Tara”, ossia la collina, consacrata agli Dei della terra, in cui si riunivano i capi delle tribù più potenti che dominavano l’isola. Qui, con il favore degli Dei ingraziato da doni e riti ancestrali, venivano prese le decisioni più importanti della comunità celtica.









Sempre in questa zona, solo recentemente, sono state ritrovate numerose tombe a tumulo perfettamente conservate. Queste sorgono in prossimità del fiume Boyne, anche il fiume, quindi l’acqua, era una potente divinità pagana.
La particolarità di queste tombe è che si sono conservate perfettamente vista la solidità della costruzione, si tratta di vere e proprie colline “costruite” intorno ad una camera sepolcrale con un angusto ingresso che serviva da tumulo ai personaggi più potenti di una comunità.




Le tribù che hanno abitato successivamente queste zone, si sono stabilite sulla sommità di queste colline prediligendole come luoghi difendibili vista l’elevazione dal livello del suolo.
La più grande di queste tombe a tumulo risale al 5.000 a.C., ha un diametro di almeno quaranta metri e una pietra con articolate spirali ne decora l’ingresso.
La scoperta più sensazionale che hanno svelato gli studiosi è l’allineamento del cunicolo d’ingresso con il punto in cui sorge il sole il 23 dicembre, giorno del solstizio d’inverno.
E’ certo che l’allineamento precisissimo non sia casuale, ciò rivela una conoscenza dell’astronomia impressionante per civiltà appartenenti all’età della pietra.
Il centro studi Brü na Boyne permette di prenotare gratuitamente la visita all’alba del 23 dicembre per assistere al raggio di sole crescente che entra ella fessura dell’ingresso, percorre quasi venti metri di corridoio d’ingresso e si spegne nel giro di pochi minuti; ovviamente nubi permettendo.
Per ogni visita effettuata nel tumulo viene inscenato l’effetto del raggio di sole per mezzo di un tenue faro arancione che illumina lentamente tutta la camera e si spegne come a portar via le anime dei defunti.

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